25-09-2024
Auto 2035: la strategia UE per combattere il cambiamento climatico
Il 14 luglio 2021 la Commissione Europea ha proposto il pacchetto di misure legislative Fit for 55, con l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.
Questo ambizioso piano è parte integrante del Green Deal europeo, che mira a rendere l’Europa il primo continente a raggiungere la neutralità carbonica (equilibrio tra emissioni e assorbimento di CO2) entro il 2050.
Il pacchetto Fit for 55 include misure specifiche per il settore automobilistico, con l'obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra e promuovere la transizione verso una mobilità più sostenibile. L’obiettivo principale è vietare la vendita di nuove auto e furgoni con motore a combustione. Questo significa che, dal 2035, tutte le nuove auto vendute nell’UE dovranno essere a emissioni zero, come i veicoli elettrici o veicoli alimentati a idrogeno. Chiaramente tutte le auto a diesel o benzina comprate prima del 2035 rimarranno in circolazione: non c’è infatti obbligo di cambiare vettura o di disfarsi di quella già in possesso, a prescindere dal tipo di motore di cui sia dotata. In ogni caso, ridurre al 100% le emissioni dirette dei nuovi veicoli messi su strada per l’UE sarà un enorme passo avanti.
Oltre a questa misura, il Parlamento Europeo ha emanato una serie di altre indicazioni che si è detto pronto a concretizzare già nei prossimi anni. Entro il 2025, ad esempio, la Commissione presenterà il metodo che intende adottare per valutare e comunicare i dati sulle emissioni di CO2 durante tutto il ciclo di vita delle auto vendute.
Un’altra misura consiste in significativi investimenti per espandere la rete di stazioni di ricarica in tutta l’UE. Va ricordato che, grazie agli incentivi destinati alla e-mobility, nel 2024 il numero di infrastrutture di ricarica per i veicoli elettrici nel nostro Paese è aumentato del 31,5% rispetto all’anno precedente, raggiugendo quota 54.164 punti. Sono previsti, inoltre, incentivi economici (sottoforma di sussidi e sgravi fiscali) anche per l’acquisto di veicoli elettrici e a idrogeno, in modo da estendere a un sempre più ampio numero di consumatori finali la possibilità di dotarsi di queste tipologie di auto.
Perché l’Unione Europea pensa che intervenire in maniera così decisa sulle quattro ruote possa essere utile a ridurre i livelli di inquinamento? La risposta ce la forniscono i dati. Secondo l’European Environment Agency, il settore dei trasporti è responsabile di circa un quarto delle emissioni totali di CO2 in Europa, il 71,7% delle quali viene prodotto dai veicoli su strada. Questi ultimi, infatti, tra il 1990 e il 2019 hanno registrato un significativo aumento delle emissioni, pari al +33.5%.
Nonostante siano piuttosto chiari i motivi per cui oggi esiste questa direttiva europea, il processo attraverso cui ci si è arrivati è stato tutt’altro che semplice.
Alcuni governi europei, fra cui soprattutto Germania e Italia (tra i maggiori produttori di automobili in Europa) hanno per molti mesi espresso il proprio dissenso, riuscendo di fatto ad ostacolare e ritardare l’approvazione della direttiva. Una situazione di stallo che si è poi sbloccata grazie all’inserimento nella direttiva di una clausola speciale per gli e-fuel, cioè particolari combustibili sintetici, ottenibili a partire da acqua e CO2 atmosferica tramite un processo di elettrosintesi. Significa che, se lo studio di tale soluzione dovesse progredire e dare risultati accettabili, le nuove auto dotate di motori tradizionali potrebbero continuare ad essere vendute anche dopo il 2035 a patto che si tratti di veicoli alimentati a carburante sintetico.
Ulteriori perplessità riguardanti questa direttiva sono giunte anche da parte di altri Paesi (tra cui Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca) dove il numero di auto in circolazione è piuttosto alto e dove hanno sede alcune tra le più importanti aziende automobilistiche. Questi Paesi, nonostante fossero favorevoli al pacchetto Fit for 55, si sono dichiarati preoccupati per le scelte fatte dalla Commissione Europea, Temendo che l’industria e i cittadini non siano ancora pronti a questo cambio di rotta. Infatti, le case automobilistiche dovranno sostenere grandi investimenti nella ricerca e nello sviluppo di tecnologie a emissioni zero, come le batterie per veicoli elettrici e le celle a combustibile per l'idrogeno. Questo comporterebbe una riconversione delle fabbriche e della forza lavoro, con conseguenti e pesanti implicazioni economiche. A livello sociale, invece, i veicoli elettrici hanno un costo iniziale più alto rispetto ai veicoli a combustione interna e la rete di ricarica in molti Paesi europei non ha ancora raggiunto un livello di capillarità sufficiente per soddisfare la domanda. E proprio per questi motivi i cittadini europei sono ancora molto indecisi riguardo l’acquisto di un veicolo elettrico.
La transizione a veicoli a emissioni zero comporta sfide considerevoli, ma è vero anche che i benefici a lungo termine per l’ambiente e la salute pubblica sono innegabili. È fondamentale che l’attuazione di queste misure avvenga in modo coordinato tra i Paesi UE e che, la nuova Commissione Europea – eletta a giugno 2024 - continui a stanziare incentivi per facilitare la transizione e aiutare tanto i consumatori quanto le imprese in questo percorso (non banale) verso una mobilità più sostenibile.