24-05-2024
Eco ansia, la paura del cambiamento climatico che diventa un disturbo
Gli eventi metereologici estremi, come caldo estremo, siccità, piogge intense e inondazioni, sono diventati prove inconfutabili dei cambiamenti rapidi e profondi che sta subendo il nostro Pianeta.
Negli ultimi anni, la preoccupazione legata ai disastri ambientali è sempre più diffusa. Infatti, un sondaggio condotto dall’Istituto Noto[1] e commissionato da Repubblica ha rivelato che, il 72% degli italiani esprime forti preoccupazioni per la condizione ambientale dei prossimi anni, ritenendo probabile un peggioramento.
E ci stupiamo? Solo in Italia nel 2023, si sono registrati 378 eventi climatici estremi – più di uno al giorno. Il Nord Italia, con 210 eventi metereologici estremi, risulta essere l’area della penisola più colpita seguita dal Centro (98) e dal Sud (70). Episodi che generano preoccupazione per la propria incolumità, ma anche per quella del territorio in cui si vive e per la società a cui si appartiene.
Questi disastri ambientali, sempre più frequenti e devastanti, insieme al lento deterioramento degli ecosistemi, stanno mettendo a dura prova il benessere mentale di molte persone, portando (oltre che alla semplice preoccupazione) in alcune persone una condizione nota come “eco-ansia”.
Ma che cos’è l’eco-ansia?
L’eco-ansia è “la profonda sensazione di disagio e di paura che si prova al pensiero ricorrente di possibili disastri legati al riscaldamento globale e ai suoi effetti ambientali”.[2]
Chi ne soffre teme fortemente che gli eventi climatici estremi possano portare a conseguenze devastanti, tra cui la perdita di biodiversità, desertificazione e siccità prolungata e che problemi come questi conducano ad una crisi economica e sociale senza precedenti – con migrazioni di massa forzate, insicurezza alimentare e idrica.
L’eco-ansia, nonostante colpisca tante persone, non è ancora riconosciuta come condizione clinica e rimane in gran parte invisibile per la comunità scientifica.
Infatti, mentre è chiaro che il cambiamento climatico ha e avrà ripercussioni sulla salute fisica delle persone (pensiamo a quanto ci sentiremo male quando la temperatura esterna, per esempio in Paesi come l’Italia, supererà frequentemente la soglia dei 40°C), il legame con la salute mentale è invece meno evidente.
Come si può riconoscere l’eco-ansia? Questo disturbo si può manifestare in vari modi, tra cui ansia, stress, tristezza, senso di impotenza, disperazione e senso di colpa e può comportare depressione, disturbi del sonno, disturbi alimentari e dipendenza da sostanze.
Tra i sintomi che possono indicare l’eco-ansia ce n’è uno in particolare: la solastalgia, descritta come uno ‘stato di angoscia che affligge chi ha subito una tragedia ambientale provocata dall’intervento maldestro dell’uomo sulla natura’.
Lo psicologo T.L. Hogg e alcuni sui colleghi hanno provato a capire meglio questi sintomi racchiudendoli in una scala, la cosiddetta ‘Hogg Eco-Anxiety Scale’, un sistema valutativo numerico – in Italia non ancora certificato – per quantificarne la presenza nella vita del paziente.
I giovani, in particolare, emergono sia come i più preoccupati per il futuro ambientale sia come coloro che soffrono di più l’ansia da cambiamento climatico. Infatti, sono quelli che dimostrano una maggiore sensibilità per quello che accade nel mondo e che pagheranno maggiormente le conseguenze di un futuro dominato da siccità e incertezza climatica. Tant’è che sono loro ad aver fondato movimenti ambientalisti tra cui, Fridays for future, uno dei primi a parlare di eco-ansia per le strade di tutto il mondo.
Come per ogni disturbo, anche l’ansia da cambiamento climatico e il senso di profonda impotenza che ne deriva possono essere curate o perlomeno alleviate attraverso specifiche azioni. Secondo i ricercatori, ci sono diversi passi da compiere: chiedere supporto psicologico a un professionista, partecipare ad iniziative ecologiche o stare a contatto il più possibile con la natura, condividere paure/difficoltà emotive con amici e parenti.
Tuttavia, trattandosi di un fenomeno relativamente nuovo, le modalità di gestione e il trattamento dell’eco-ansia sono ancora in fase di studio. Una cosa però è certa: è importante normalizzare e accettare la possibilità che alcune persone sviluppino delle emozioni forti associate al clima e al suo cambiamento. Questo si allontana molto dalla semplice preoccupazione su “che tempo farà oggi” e, perciò, tali paure costanti sulla propria incolumità e quella del nostro Pianeta non vanno minimizzate, ma vanno ascoltate e affrontate con gli strumenti più adatti.
[1] Istituto demoscopico che opera nelle aree della ricerca economica e sociale, dei sondaggi di opinione e della comunicazione.
[2] Ecoansia, Enciclopedia Treccani, https://www.treccani.it/vocabolario/neo-ecoansia_%28Neologismi%29/