11-07-2024
Il cambiamento climatico
Oggi facciamo un piccolo esperimento. Non preoccuparti, non serve avere un laboratorio e non servono strane provette, ma solo rispondere d’istinto a una domanda: cosa ti viene in mente, se dico “cambiamento climatico”?
Probabilmente una foto di qualche evento catastrofico, oppure un orso polare malnutrito circondato da ghiaccio che si sta inesorabilmente sciogliendo. Queste immagini, per quanto potenti, suggeriscono l’idea che il cambiamento climatico ci riguardi solamente da lontano, facendoci sentire un po’ meno responsabili per questi fenomeni: che c’entri TU con il destino di un povero orso polare o di immensi ghiacciai? In realtà molto più di quanto pensi.
Per cambiamento climatico si intende qualsiasi alterazione dell’atmosfera globale che sia direttamente o indirettamente riconducibile all’azione umana. Si tratta quindi dell’insieme di tutte quelle trasformazioni ambientali e climatiche causate dall’attività dell’uomo e che riguardano molteplici fenomeni, come le temperature (non solo il caldo!), le precipitazioni, la nuvolosità, il riscaldamento degli oceani, la vita e la diffusione di piante e animali.
Ma quali sono le attività umane che contribuiscono di più al cambiamento climatico?
Certamente la produzione di energia e calore (soprattutto quella che avviene attraverso la combustione di fonti fossili), la produzione industriale (in primis quella manifatturiera), il disboscamento (perlopiù finalizzato a creare spazio destinato alle attività agricole), il settore dei trasporti e quello della produzione alimentare. Tutte attività di cui, come ricorda il sito delle Nazioni Unite, siamo responsabili non solo come società ma anche come individui: “la tua abitazione e il tuo utilizzo di energia, il modo in cui ti sposti, ciò che mangi e la quantità di rifiuti che generi contribuiscono alle emissioni di gas serra; lo stesso vale per il consumo di beni quali abbigliamento, articoli di elettronica e plastica. Una grossa fetta delle emissioni globali di gas serra è legata alle abitazioni private. Il nostro stile di vita ha un impatto profondo sul nostro Pianeta”.
Ma che cosa significa tutto questo?
Significa che ogni giorno, attraverso azioni che possono sembrarci davvero banali (come mangiare o spostarci da un luogo all’altro con i mezzi a motore), ciascuno di noi aggiunge – spesso inconsapevolmente! – enormi quantità di gas serra a quelle naturalmente presenti nell’atmosfera. Più la concentrazione di questi agenti nell’aria è elevata, più le conseguenze dell’effetto serra diventano significative e si manifestano in svariati fenomeni, che mettono a rischio la salute tanto dell’uomo quanto dell’ambiente. Lo scioglimento dei ghiacciai, l’innalzamento del livello del mare, l’incremento delle ondate di calore e dei periodi di siccità, l’aumento di alluvioni, le tempeste, gli uragani, gli incendi… sono tutte conseguenze del cambiamento climatico. Non va poi dimenticato che tutto questo ha pesanti conseguenze anche sulla biodiversità: molte specie animali e vegetali rischiano l’estinzione a causa di condizioni climatiche in costante mutamento, che determinano la trasformazione dei loro habitat (basti pensare alla desertificazione o all’aumento delle temperature degli oceani).
Questi fenomeni si aggravano di anno in anno ed è per questo che è necessaria una decisa inversione di marcia.
Per quanto riguarda il nostro Paese, il cambiamento climatico ci tocca in maniera particolare. L’Osservatorio Città Clima di Legambiente ha evidenziato come, nel 2023 in Italia si sono registrati 378 eventi climatici estremi (+22% rispetto al 2022) - ricorderemo l’alluvione in Emilia-Romagna lo scorso maggio o la grandine grossa come palline da tennis in Veneto a luglio. Le regioni colpite maggiormente sono state quelle settentrionali, più del doppio rispetto al centro e tre volte rispetto al sud.
In Italia non ci sono ovviamente gli orsi polari, ma i servizi televisivi che mostrano intere regioni sotto l’acqua o completamente bruciate sono indicatori importanti del fatto che il cambiamento climatico è più vicino di quanto pensiamo.
Insomma, non serve essere meteoropatici o aver sposato la causa di Greenpeace per rendersi conto che, se non piove per mesi, se c’è troppo caldo o se l’aria è estremamente inquinata c’è qualcosa che non va. Qui, come nel resto del mondo.
Certo, oggi tocca all’orso polare, ma – di questo passo – presto toccherà anche a noi… e allora? Che cosa possiamo fare noi? Che cosa puoi fare tu?