26-11-2024
Le misure europee in campo ambientale
Lo sapevi che oggi l’Unione europea ha degli standard di qualità ambientale che sono tra i più elevati al mondo?
Ebbene sì, sono stati sviluppati nel corso di decenni e oggi ci permettono di poter agire da una posizione certamente più avvantaggiata rispetto a tanti altri Paesi.
La politica dell'Unione in materia di ambiente si fonda su pochi (ma buoni) principi: precauzione e azione preventiva, correzione alla fonte dei danni e idea che “chi inquina paga”. Questi principi si trovano ben esplicitati nel Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea (articoli 11 e 191-193) del 2007, ma affondano le proprie radici molto prima!
C’erano una volta gli anni ’70…eh sì, il percorso europeo a favore del clima comincia proprio negli anni dei figli dei fiori. Si tratta infatti di anni ‘creativi’, anni fondamentali di cambiamento economico e sociale (che si realizzerà pienamente solo nel decennio successivo), anni di contestazione giovanile, anni del pop e del rock, della radio, dello scioglimento dei Beatles, del consumismo di massa. E, guarda caso, sono anche anni di crisi energetica: certo, perché è negli anni ’70 che esplode la guerra del Kippur (1973) e l’OPEC alza di conseguenza il prezzo del petrolio, innescando una crisi energetica mondiale senza precedenti e senza eguali – perlomeno fino al 2022.
È proprio in questo contesto che l’Europa inizia a preoccuparsi concretamente e con sforzi congiunti del clima. È il 1972 e, a Parigi, si tiene il primo Consiglio europeo nel quale i Capi di Stato dichiarano la necessità di un’azione comune, istituendo di fatto una politica comunitaria in materia. Lo stesso anno, la Commissione europea aveva partecipato alla prima conferenza ONU sull’ambiente umano, nota come ‘Conferenza di Stoccolma’. Con l'Atto Unico Europeo del 1987 viene inserito nel Trattato Comunitario un vero e proprio Titolo dedicato all’ambiente (il XX), conferendo a tale politica una base giuridica formale. Sei anni dopo, il Trattato di Maastricht (1993) ha fatto dell'ambiente un settore ufficiale della politica dell'UE. Nel 1997 l’Unione europea è la prima sostenitrice internazionale del Protocollo di Kyoto, il primo trattato al mondo per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. Il trattato di Amsterdam (1999) ha poi stabilito l'obbligo di integrare la tutela ambientale in tutte le politiche settoriali dell'Unione al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile. Quello di «combattere i cambiamenti climatici» è divenuto un obiettivo specifico nel 2009, con il Trattato di Lisbona, così come il perseguimento dello sviluppo sostenibile nelle relazioni con i Paesi terzi.
Oggi tra gli obiettivi principali delle politiche europee ci sono:
- Tutelare gli habitat naturali
- mantenere pulite l’acqua e l’aria
- garantire un adeguato smaltimento dei rifiuti
- migliorare la conoscenza delle sostanze tossiche
- sostenere la transizione delle imprese verso un’economia sostenibile
Obiettivi che l’UE persegue innanzitutto assumendo un ruolo guida nei negoziati internazionali sul clima e promuovendo un’azione collettiva a livello internazionale.
L'UE, infatti, partecipa attivamente a numerosi eventi a livello mondiale, tra cui le Conferenze delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici conosciute come COP (Conference of Parties), riunioni annuali dei Paesi che hanno ratificato la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici. Nel 2015, all'interno della COP21, l'UE figurava tra le 190 parti dell'Accordo di Parigi, il primo accordo universale e giuridicamente vincolante sui cambiamenti climatici a livello mondiale.
Per salvaguardare l’ambiente, inoltre, utilizza i PPA (Programmi di Azione Ambientale), piani pluriennali con cui vengono definite le proposte legislative e gli obiettivi futuri per la politica ambientale dei 27 Paesi aderenti. Recentemente, a fine 2020, la Commissione ha presentato la sua proposta relativa all'ottavo PAA. Il nuovo programma si basa sugli obiettivi ambientali e climatici del Green Deal europeo, un insieme di iniziative politiche proposte dalla Commissione europea varato nel 2019, che ha sei obiettivi tra cui, quello principale, consiste nell’ottenere la neutralità climatica entro il 2050. “Il Green Deal europeo è anche la nostra ancora di salvezza per uscire dalla pandemia COVID-19” si legge sul sito della Commissione europea. “Un terzo dei 1.800 miliardi di euro di investimenti del piano di ripresa NextGenerationEU e del bilancio settennale dell'UE finanzia il Green Deal europeo”.
Un passaggio fondamentale per la politica ambientale europea è avvenuto il 1º dicembre 2019 con l’elezione di Ursula von der Leyen come presidente della Commissione europea. La politica tedesca ha dichiarato che il Green Deal sarebbe stato per l'Europa "come lo sbarco dell'uomo sulla Luna", poiché questo patto avrebbe reso l'Europa il primo continente a raggiungere la neutralità climatica. Dalla sua elezione, von der Leyen ha stabilito che il modello di economia da perseguire deve essere sostenibile e ha investito milioni di fondi su direttive a tutela dell’ambiente. Per citarne solo alcune:
- la Strategia per la biodiversità per il 2030, un piano completo, ambizioso e a lungo termine per proteggere la natura e invertire il degrado degli ecosistemi,
- il Piano d'azione per l'economia circolare, con il quale si vuole ridurre la pressione sulle risorse naturali e creare crescita e occupazione sostenibile,
- la strategia Farm to Fork, che mira a rendere i sistemi alimentari equi, sani e rispettosi dell'ambiente,
- La Legge Europea sul Clima, che trascrive in legge l'obiettivo stabilito nel Green Deal europeo di rendere l'economia e la società europee neutrali dal punto di vista climatico entro il 2050
Nonostante le problematiche, le esigenze e le condizioni climatiche di partenza di ogni Stato siano diverse, l’Unione europea sulle politiche ambientali si sta muovendo come un unico organismo. Infatti, tutti gli Stati membri aderiscono e devono rispettare le direttive comunitarie, e possono eventualmente “prendere provvedimenti per una protezione ancora maggiore, compatibilmente con i trattati” decisi dall’Unione (art 193 del Trattato sul Funzionamento dell’Ue). A garantire che tutti i Paesi dell'UE applichino correttamente il diritto ambientale dell'Unione c’è la Commissione, che avvia procedure di infrazione in caso di inadempienza. La Commissione viene definita "custode dei trattati" e deve monitorare oltre 200 atti giuridici in 27 Stati membri. Attraverso dei risarcimenti, la Commissione disciplina la responsabilità per danni causati all’ambiente dei singoli Stati, garantendo "risultati migliori grazie a una migliore applicazione".
La volontà di muoversi come un’unica entità contraddistingue da sempre l’Unione Europea e la sua storia di politica ambientale, ma soprattutto quando i fenomeni in questione prescindono dai confini geografici, risulta sempre più evidente come l’unica via praticabile per trovare una soluzione, o quantomeno un equilibrio, sia la cooperazione.