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Ambiente
Orsi polari e formiche

24-04-2024

Orsi polari e formiche

Immagina un grosso animale. Un orso polare, ad esempio. Tra i più grandi carnivori terrestri del pianeta, il suo peso è circa 450 kg e la sua altezza 2 metri e mezzo. Ora immagina di spostare questo grosso mammifero da un punto a un altro con la tua sola forza. Complicato, no? Eppure, il suo peso è minore di quello che generiamo con i nostri scarti in soli dodici mesi. In Italia, infatti, ogni anno ogni persona produce più di ‘un orso polare’ di rifiuti, ovvero ben 488 kg.

In Unione Europea, invece, in un anno arriviamo a generare più di 5,5 miliardi di ‘orsi polari’ di rifiuti, ovvero la sbalorditiva cifra di 2,5 miliardi di tonnellate. Sono numeri immensi che dipendono in gran parte dal sistema economico adottato, cosiddetto lineare, caratterizzato dalla triade “prendi - produci - smaltisci”. Questo significa che le materie prime vengono estratte o raccolte e poi trasformate in un prodotto che viene usato fino a quando non viene gettato e sostituito da uno nuovo, diventando quindi un rifiuto. Utilizzando questa tipologia di modello economico, i prodotti hanno un inizio e una fine, e la richiesta costante di nuovi beni causa uno sfruttamento continuo di materie prime e grande impatto ambientale sul nostro pianeta a causa dei processi di produzione e smaltimento di ogni singolo prodotto.

Il concetto di “economia circolare” funziona in modo completamente diverso (e migliore): prevede infatti che ciò che viene prodotto possa essere utilizzato, e riutilizzato, trasformato e riutilizzato, e riutilizzato il più possibile prima di essere gettato come rifiuto e sostituito da qualcosa di nuovo. L’economia circolare ripensa il ciclo di vita di un prodotto, attraverso “un modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile”[1]. Così facendo, si dà modo al sistema di rigenerarsi da sé.

L’economia circolare può essere applicata a moltissimi ambiti! Pensate, ad esempio, alla filiera agroalimentare. Ogni passaggio del processo di produzione del cibo origina degli avanzi, chiamati biomasse, che possono rappresentare una prima soluzione ecologica a due annose questioni: lo smaltimento sostenibile dei rifiuti e l'approvvigionamento energetico. Per biomasse si intendono tutti quei materiali di origine biologica che generalmente vengono scartati, come ad esempio legna da ardere, paglia e rami, liquidi reflui degli allevamenti, letame, alghe e scarti alimentari. Questi materiali possono invece essere trasformati, attraverso sofisticati processi e l’impiego di tecnologie sempre più efficaci, in combustibili o anche direttamente in energia elettrica e termica.

Nel 2023 le biomasse rappresentavano il 5,7% del mix energetico dell'UE e contribuivano per il 59,3% alla produzione di energia da fonti rinnovabili. Non sorprende, quindi, che la bioenergia possa svolgere un ruolo fondamentale nell'approvvigionamento energetico dei Paesi dell’Unione e nel raggiungimento degli obiettivi comunitari in materia di energie rinnovabili per il 2030.

A volte è solo una questione di POV: al generare ‘spazzatura facile’ ci sono varie alternative, ci dobbiamo solo pensare un pochino… ci serve davvero sostituire quello che ci sembra non possa essere più utilizzato? Quello che stiamo gettando potrebbe avere una nuova vita? Potrebbe magari servire a qualcun altro? Potrebbe essere riciclato, se smaltito correttamente? Per realizzare l’economia circolare, a volte basta anche solo un po’ di creatività.

Pensate che bello, se ciascuno di noi in un anno non generasse chili e chilo di spazzatura, ma giusto qualche grammo. Non orsi polari…ma formiche.

 


 
[1] “Economia circolare: definizione, importanza e vantaggi”, Parlamento Europeo