06-02-2023
Transizione energetica: ...cheffai, te ne privi?
Se anche tu ti stai chiedendo da tempo che cosa sia esattamente questa famosa transizione energetica, sei atterrato sull’articolo giusto!
Per capirlo dobbiamo fare un passo indietro: la transizione energetica si inserisce nel quadro più generale della transizione ecologica, ovvero la trasformazione di un sistema produttivo da intensivo e non sostenibile (dal punto di vista dell’impiego delle risorse) a un modello che invece pone al centro la sostenibilità ambientale, sociale ed economica.
Che sia ecologica o che sia energetica, si utilizza il termine ‘transizione’ proprio perché si tratta di un processo che richiede un tempo lungo ed indefinito, progetti innovativi (e quindi complessi), oltre a copiosi finanziamenti. Inoltre, l’adeguamento di interi sistemi economici e sociali richiede anche (e soprattutto) un’evoluzione della cultura e degli immaginari collettivi. È perciò evidente che quando si parla di transizione energetica ci si riferisce a un cambiamento certo non realizzabile dall’oggi al domani!
Si tratta di una visione ampia: più che una lista di buone e cattive abitudini e di pratici accorgimenti, è proprio una nuova idea di futuro.
La crisi climatica, infatti, non è più una condizione a cui si può facilmente rimediare, un qualcosa su cui possiamo “mettere una pezza”: c’è bisogno di un vero e proprio cambiamento.
L'idea di transizione ecologica si basa sull'intento di stabilire un modello socioeconomico efficiente nella piena tutela dell'ambiente. E dal momento che la trasformazione e il consumo di energia si collocano tra i settori maggiormente responsabili delle emissioni di gas serra, la transizione energetica diventa fondamentale per realizzare la transizione ecologica.
Per molto (troppo) tempo ci siamo presi il lusso di pensare che la transizione energetica potesse essere affrontata con tutta la calma e la tranquillità del mondo. Adesso, invece, alcuni importanti eventi, come la pandemia di Covid prima ed il conflitto russo-ucraino poi, hanno messo in luce la complessità e l’urgenza del tema. Ci hanno spinti – e tutto d’un tratto - a cercare alternative alle importazioni di gas russo, e ad accelerare la decarbonizzazione, ad efficientare le nostre case e a mettere in discussione il funzionamento stesso del mercato energetico.
Ma che cos’è la transizione energetica? L’espressione descrive il passaggio dall’utilizzo di fonti energetiche e tecnologie ad elevata impronta carbonica a fonti energetiche e tecnologie a basso impatto ambientale. Questo cambiamento può essere realizzato attraverso diverse tipologie di intervento, a volte attuate anche contemporaneamente. Tra queste ci sono, ad esempio: installazione di impianti fotovoltaici sul tetto delle abitazioni, azioni di efficientamento energetico (sostituzione della caldaia e del riscaldamento domestico con sistemi evoluti che limitino gli sprechi), ricorso all’energia nucleare, azioni volte a realizzare lo sviluppo sostenibile.
Sicuramente le protagoniste più chiacchierate della transizione energetica sono le Fonti di Energia Rinnovabile, conosciute anche come FER. Tra queste, le tre fonti rinnovabili attualmente più diffuse sono: solare, eolica e idroelettrica. Oggi, il consumo diffuso di energia prodotta da queste tipologie di fonti – tenendo conto della loro compatibilità rispetto al territorio e della loro natura intermittente (dipendente dal meteo giornaliero o dalla stagione dell’anno) – in unione all’utilizzo di sistemi di accumulo o alla partecipazione alle CER (Comunità Energetiche Rinnovabili) potrebbe davvero portarci a un cambiamento strutturale, vero obiettivo finale della transizione energetica.
Appare quindi evidente la necessità di procedere a ritmo sostenuto verso la transizione energetica e verso l’utilizzo di nuove fonti di energia. Sicuramente, affinché questo accada, sarà necessario modificare il nostro stile di vita e le nostre abitudini, avendo come chiaro lo scopo delle nostre scelte energetiche: rendere il mondo di domani un luogo migliore di quello di oggi. Le FER, le azioni di efficientamento energetico e l’impegno nello sviluppo sostenibile non possono più essere considerati soltanto come scelte ‘alternative’ ma, al contrario, come l’unica alternativa possibile per il nostro futuro.