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Energia
Vento di cambiamento:  il potenziale dell’energia eolica

14-06-2024

Vento di cambiamento: il potenziale dell’energia eolica

Da sempre, l’umanità ha riconosciuto le potenzialità del vento, cercando di sfruttarlo per sviluppare e ottimizzare le tecnologie che aveva a disposizione. 

Pensiamo alle barche a vela, che grazie a questa fonte di energia potenzialmente infinita hanno permesso agli uomini di esplorare il mondo, oppure a scoperte come i mulini che, per macinare grano e cereali, trasformavano l’energia prodotta dal vento in energia meccanica. 

Tuttavia, è stato solo alla fine del 1800 che si è aperta la strada a scoperte di cui beneficiamo ancora oggi. Una di queste è quella di James Blynt, un ingegnere scozzese che costruì e brevettò nel giardino di casa sua la prima turbina con il fine di produrre elettricità dal vento.

Ma come si riesce ad accendere una lampadina sfruttando e trasformando, ad esempio, la forza della tramontana?

Vediamo come sono fatte e come funzionano quelle che comunemente chiamiamo ‘pale eoliche’ e che in realtà, sono impianti eolici o turbine eoliche o aerogeneratori. 

La loro struttura è piuttosto semplice (almeno in apparenza): una torre in acciaio, un rotore e la navicella.  La torre, altra tra i 80 e i 120 metri, regge l’intero impianto. Sulla sua sommità è posizionato un rotore, la parte a punta dove sono posizionate solitamente le tre pale (anche chiamate lame) lunghe tra i 20 e i 60 metri. Alle sue spalle è installata la navicella, una specie di scatole che contiene e protegge dagli agenti atmosferici un generatore elettrico e altri elementi necessari per convertire il movimento del rotore in elettricità. 

Le pale, spinte dal vento, ruotano ad una velocità compresa tra i 10 e i 25 giri al minuto, in base alla forza del ‘soffio’. L’energia prodotta dalla rotazione viene inviata al generatore – quello contenuto nella navicella – che trasforma il movimento in energia elettrica grazie alla presenza di una dinamo (macchina che trasforma il l’energia meccanica in corrente). A questo punto, però, l’energia non è ancora pronta ad essere utilizzata: lo sarà una vota immessa, attraverso dei cavi, ad un trasformatore incaricato di trasmetterla alla rete elettrica che poi la distribuirà agli utilizzatori finali.

A che punto siamo in Italia? 

L’eolico è un trend in costante crescita nel nostro Paese. Solo ad aprile 2024, secondo il Rapporto Terna, le rinnovabili hanno coperto il 51% del fabbisogno nazionale: il 24% di questo proveniva dall’eolico. In Italia sono in esercizio 6.061 impianti, il 90% di questi si trovano dislocati tra: Puglia (1.386), Sicilia (941), Campania (642), Basilicata, Calabria e Sardegna. 

Per comprendere davvero questa fonte di energia pulita - tra le più efficienti e utilizzate nel settore delle rinnovabili insieme all’energia solare e a quella idroelettrica - è importante però conoscerne i vantaggi e gli svantaggi. 

Tra i principali vantaggi c’è il fatto che il vento è una fonte inesauribile e disponibile praticamente in ogni parte della Terra.  È vero che il vento non soffia sempre allo stesso modo, e addirittura a volte non soffia affatto. Quella dell’intermittenza della risorsa, insieme al suo elevato costo, è una delle principali critiche mosse nei confronti dell’eolico, che però può essere aggirata molto facilmente. L’installazione degli aerogeneratori è infatti preceduta da un attento studio del territorio, pensato per ridurre al minimo gli effetti collaterali su flora e fauna e per abbattere il costo iniziale dell’investimento. Più energia si produce, prima si coprono le spese. Le zone scelte, poi, sono solitamente attraversate da correnti ventose abbastanza forti, che soffiano con costanza per intere stagioni. Non si rischia quindi di rimanere senza energia. Quest’ultima, tra l’altro, generata esclusivamente dal movimento delle turbine, non produce alcuna sostanza tossica per il Pianeta perché non prevede processi di combustione (come accade invece con le fonti fossili).

Dall’altra parte va però detto che produrre le varie componenti delle turbine eoliche – tipo le batterie o i rivestimenti esterni - ha il suo impatto sull’ambiente in termini di estrazione e lavorazione delle materie prime. Tuttavia, salvo guasti o eventi imprevisti – che accadono raramente per via dell’impiego di modelli di ‘pale’ sempre più efficienti e tecnologici e di una costante manutenzione– gli aerogeneratori ‘vivono’ in media tra i 20 e i 25 anni. E, una volta terminato il loro ciclo produttivo, l’intera struttura viene smantellata per permettere il riutilizzo o il riciclo di ogni componente. Di recente per risolvere questo problema migliorare la loro efficienza, sono state sviluppate nuove pale eoliche in legno per rendere gli aerogeneratori sempre più sostenibili. 

Ci sono poi altri due argomenti citati da chi dubita che la turbina eolica sia a tutti gli effetti una buona soluzione per produrre energia: l'inquinamento visivo – per cui le pale rovinerebbero la bellezza del paesaggio - e l'inquinamento acustico – pare che per alcuni siano molti rumorose. Tuttavia, va considerato che, sebbene gli impianti eolici on-shore abbiano bisogno di una certa porzione di superfice, è vero che ne occupano solo una minima parte poiché si sviluppano principalmente in altezza. Inoltre, si stanno sempre più diffondendo parchi eolici off-shore (in mare) per risolvere questa problematica visiva. Infatti, negli ultimi anni ingenti somme di denaro sono state destinate alla costruzione di parchi eolici galleggianti, posti cioè sulla superficie del mare, senza intaccare la flora e la fauna dei fondali. Per quanto riguarda, invece, il rumore generato dal movimento delle pale, i parchi eolici di solito non vengono costruiti in prossimità di aree abitate; quindi, il loro impatto acustico è minimo, se non nullo.

In generale, è chiaro che si tratta di una tecnologia in continuo sviluppo e che quindi può solo migliorare, anche se già oggi può essere considerata una delle fonti che, complessivamente, ha un basso impatto sull’ambiente circostante. Di conseguenza, vale la pena continuare a investire - come in realtà sta accadendo. 

Si discute, ad esempio, di un brevetto italiano che prevede la costruzione di una pala con eliche che si muovono seguendo una geometria variabile, che si adatta al vento. Allo stesso modo, il continuo sviluppo di queste tecnologie è il fatto che presso le abitazioni private sia sempre più diffuso il minieolico. Un piccolo impianto installabile in giardino, sui tetti o sui balconi, in grado di produrre energia a sufficienza per coprire il fabbisogno energetico di un edificio o di una famiglia. 

Questi, e molti altri progetti che ora si trovano sul tavolo del Ministero dell’Ambiente e che sono in attesa di autorizzazione, rendono le previsioni di Simone Togni, presidente di Anev (Associazione nazionale energia del vento), sempre più concrete: «L'Italia ha un potenziale eolico importante in grado di centrare i target di decarbonizzazione al 2030, aiutare ad abbassare le bollette e ridurre la dipendenza dal gas estero»[1]. Tutti traguardi che avremmo urgente bisogno di raggiungere.

 


 
[1] Anev: «L’Italia ha il potenziale eolico per centrare i target e abbassare i prezzi. Ma la burocrazia è freno», Il Sole 24 Ore, https://www.ilsole24ore.com/art/anev-l-italia-ha-potenziale-eolico-centrare-target-e-abbassare-prezzi-ma-burocrazia-e-freno-AEpv0SHB